Ha chiuso i battenti anche l’edizione n°70 della Fiera del Peperone. Una bella kermesse che, come sempre, ha messo in evidenza le tante eccellenze del territorio carmagnolese. Una Fiera che è diventata molto “social” infatti su tutti i maggiori canali internet si sono potute seguire giorno per giorno, direi quasi ora per ora, tutte le manifestazioni che si sono susseguite in questi 10 giorni.
Anche noi del Corriere di Carmagnola, con il nostro sito internet “rinfrescato’ e i nostri canali social, abbiamo cercato di dare il nostro contributo per dare risalto al peperone di Carmagnola (ringrazio molto Sara e Cristiano che da ottimi giornalisti hanno seguito in modo costante gli incontri e aggiornato in tempo reale il sito e le nostre pagine social).
Noi del Corriere siamo anche molto orgogliosi della menzione speciale che la nostra storica caporedattrice Maresita Brandino ha avuto al “Premio giornalistico città di Carmagnola” con un bellissimo articolo che abbiamo pubblicato nel mese di luglio. Un premio tutto meritato.
Ma come ormai è consuetudine, la Fiera del Peperone, come quasi tutte le fiere e le sagre è diventata un “ristorante a cielo aperto”, infatti sono quasi del tutto scomparsi gli stand in cui puoi vedere o comprare qualcosa che non sia del cibo. Ma si sa è anche il bello di queste manifestazioni. E poi la Fiera di Carmagnola ha una vetrina “fantastica” del cibo: la piazza dei sapori, voluta e inventata dal grande maestro del cibo Renato Dominici, è oggi lo spazio più ricercato di tutta la fiera.
La cosa spiacevole è la coda che occorre fare dai diversi produttori, in particolare se arrivi dopo le 19 di sera, ma non sempre questo è tempo “perso”, può diventare utile. E vi racconto cosa mi è capitato in una delle sere in cui ho deciso di andare a mangiare in Fiera con gli amici. Al fondo di una lunga coda in attesa che arrivasse il mio turno, ho avuto modo di sentire attentamente i commenti dei “miei compagni di coda” e devo essere sincero, ne ho sentite di tutte i colori.
Dagli improperi verso il sindaco e gli organizzatori che non mettono più tavoli in piazza e bisogna mangiare in piedi, da chi non poteva proprio accettare che si travasasse la bottiglia di vino (quella di vetro) dentro una di plastica, a chi si chiedeva “Ma alla Fiera del Peperone non ho visto peperoni. Dove sono?”.
E tra i tanti non poteva mancare la discussione sulla politica nazionale. “Salvini invece di dare le dimissioni doveva andare da Mattarella e prendere il suo posto. Dai, per una volta che abbiamo uno che vuole spazzare via tutta la vecchia politica cosa fa? Dà le dimissioni per far tornare gli italiani a votare e il Presidente non vuole e dà il governo ai rossi? Mah. È tutto un mangia mangia”. Il suo vicino, non così infervorato, gli risponde: “Vero, però c…o poteva anche pensarci un pò di più e fare le cose con calma… l’unica cosa che è servito è a rispedirlo nelle fogne della politica”. Un signore di una certa età, quasi davanti al banco per essere servito, si gira e aggiunge: “Già, e ora arriveranno i “moru” da ogni parte. Vedrete tra qualche anno anche qui ci saranno solo loro”, e si gira in fretta senza ascoltare risposte perché era arrivato il suo turno.
Devo dire quando i nostri politici dicono “dobbiamo ascoltare di più la gente” hanno proprio ragione e se vogliono un consiglio, fare un salto alla Fiera del peperone di Carmagnola potrebbe essere molto istruttivo per le prossime campagne elettorali. Comunque, da questi piccoli spaccati di “italianità” emerge forte la difficoltà che il popolo italiano ha nel capire la realtà dei fatti e poter giudicare quello che accade. Come pure, emerge chiaramente che gli slogan e i concetti che rimangono in testa sono quelli urlati e gridati, anche se privi di fondamento.
In effetti un po’ di scombussolamento gli italiani lo hanno provato in questi mesi: sono andati in ferie con un governo, tornano dalle ferie con un altro; fino al giorno prima uno faceva il ministro, e il giorno dopo torna un “semplice” onorevole; prima tutti contro il PD e ora tutti con il PD. Insomma non si hanno più certezze, anche se basterebbe leggere qualche capitolo della Costituzione Italiana per capire cosa è successo.
Infatti i Padri Costituenti hanno voluto chiarire che lo Stato italiano è una Repubblica Parlamentare. La peculiarità della forma di governo parlamentare è che il Governo, titolare del potere esecutivo, dipende dal Parlamento e nello specifico da quei partiti politici che in Parlamento riescono a raggiungere l’accordo per formare una maggioranza. Questa maggioranza parlamentare, con la collaborazione del Presidente della Repubblica, si assume la responsabilità della formazione del Governo dopodiché, se ottiene il voto di fiducia dei due rami del Parlamento, si assume la responsabilità politica dell’azione di governo.
Salvini ha dimenticato queste piccole regole che si studiano nelle ore di educazione civica: se un governo dà le dimissioni, non si va automaticamente al voto. Si va al voto solo se il Presidente della Repubblica, garante della democrazia e della Costituzione, non trova una nuova maggioranza che possa assicurare all’Italia un governo.
Nei prossimi mesi sono sicuro che ne vedremo ancora delle belle e sono certo che le vicende parlamentari faranno ancora molto discutere gli italiani. Vi prometto cari lettori, che, stasera mentre vado a vedere la chiusura della Fiera del Peperone con lo spettacolo dei fuochi artificiali, se per caso mi capita di sentire nuovi discorsi, ve ne parlerò nel prossimo editoriale.