Con 553 voti a favore, quattordici contrari e due astenuti, la camera dei deputati ha approvato il taglio di circa un terzo del numero dei parlamentari. Si scende così da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. La “crociata” del movimento cinque stelle, a cui si sono accodati praticamente tutti i partiti dell’arco costituzionale (a parte la Bonino) è finalmente giunta alla sua conclusione.
Diciamo che ne vedremo i primi benefici solo alla prossima tornata elettorale, in quanto, come prevede la legge questa riforma non sarà definitiva prima di tre mesi, tempo in cui è possibile che venga chiesto ai cittadini di esprimersi con un referendum su questo tema.
Dal punto di vista politico è sicuramente un’operazione importante e che il popolo aspettava, ma il taglio del numero dei parlamentari è stato molto criticato da diversi esperti e giuristi, poiché la riduzione del numero di parlamentari diminuisce la rappresentanza degli elettori, rende i gruppi parlamentari più piccoli e facilmente controllabili da leader e segretari, e più in generale rischia di allontanare ulteriormente l’elettorato dalla politica.
Questo tema, oltre allo scellerato attacco della Turchia alla Siria, hanno fatto si che calasse l’attenzione sul tema “salvaguardia dell’Ambiente”. Infatti, in queste ultime settimane, sono state oltre 180 le città italiane in cui le piazze si sono animate per i “Fridays for Future”, con eventi organizzati dalla sezione italiana del movimento di Greta Thunberg. Centinaia di giovani e meno giovani hanno aderito alla settimana per il clima e dato voce alle richieste di un “Mondo migliore”. Il suo impegno, che per mesi ogni venerdì l’ha portata a scioperare contro il cambiamento climatico davanti al parlamento del suo Paese, è stato fatto proprio da decine di migliaia di ragazzi a ogni latitudine.
Greta, oltre ad essere diventata un simbolo da imitare, è diventata un bersaglio di molte persone che, come spesso capita, stanno cercando in tutti i modi di screditarla, puntando il dito su questa ragazza di 16 anni che con le sue semplici parole e con il suo esempio ha “sbattuto in faccia” ai potenti la drammaticità in cui ci troviamo a vivere oggi.
Parole forti, difficili e scomode che preoccupano coloro (in particolare gli adulti benestanti) che comunque da questo inquinamento traggono profitto. Sono molte le persone che, senza scrupoli, sfruttano al massimo le ricchezze di questo pianeta pur di poter ingrossare le proprie tasche. E questa è la parte più “economica” del dramma ambientale che stiamo vivendo ogni giorno e che molti cercano di confutare.
Ma è necessario sminuirla, ridicolizzarla, infangarla, ricorrere al vecchio e infallibile metodo del complotto, diffondere il sospetto che ci sia “qualcuno” dietro di lei, interessi e burattinai. “Quella? Lo fa per soldi. Altro che”.
E’ necessario distruggere la figura Greta Thunberg, subito, immediatamente, prima che la gente, anziché chiedersi chi ci sia dietro di lei, cominci a chiedersi cosa ci sia dietro tutta questa violenza mediatica. Anzi qualcuno dice anche: “Ma che cosa dice che le temperature crescono e i ghiacciai si sciolgono. Ma se fa freddo?”.
Perché questo accanimento? Quando mai gli ambientalisti hanno fatto paura a qualcuno? Sono decenni che si parla di ambientalismo ma alla fine a nessuno è mai venuto in mente di accanirsi così. Forse è la sua età a far paura, la sua “devastante” innocenza, tanto che non è concepibile oggi questa candida età. Parole che vengono rivolte non solo ai “potenti”, questi non avrebbero speranza se a dar loro manforte non fosse il popolo stesso, che ha ormai organizzato la propria vita quotidiana considerando poco l’aspetto ecologico/salutista.
Mi spiego meglio. Oggi per tutti noi a Carmagnola e dintorni, è naturale fare la raccolta differenziata. Ma non sono passati molti decenni da quando questa “non era una pratica naturale”, anzi. Molti ricorderanno il pioniere carmagnolese della raccolta differenziata. Beppe Canalis era un ometto minuto ma pieno di energia, che prima con la bici e il carretto e poi con il motocarro girava alla sera dopo il lavoro per raccogliere e dividere i cartoni dalla plastica degli imballi dei negozi. Molti lo prendevano in giro e molti lo denigravano fantasticando su quanto potesse guadagnare da questa attività, perché la prassi è uguale per tutti coloro che vogliono cambiare il mondo: non è possibile che uno si impegni e dedichi il suo tempo per un mondo migliore se non è manipolato o se non abbia un ritorno economico.
Ormai noi siamo abituati a ragionare così: chi svolge attività di solidarietà e impegno civile lo può fare solo se ha degli interessi, altrimenti chi glielo fa fare? Viene giustificato, o comunque non desta scalpore chi abbandona un frigo in mezzo ad un campo o chi svuota il portacenere della macchina quando è in coda al semaforo, chi butta la borsa di nylon nella carta perché tanto è lo stesso, chi durante la Fiera del peperone butta il piatto dei Plin per terra perché il cestino è lontano.
E’ una questione di “opportunità” e di “stile di vita” e perché in fondo già paghiamo profumatamente la raccolta differenziata che qualche “furberia” non cambia nulla. Finchè non avverrà qualcosa di straordinario, di catastrofico, di devastante che ci “obbligherà definitivamente” a fare i conti con questo mondo così trasformato e così malato, anche se qualcuno ci dovrà rimettere, penso che alla fine poco cambierà. Per ora abbiamo ancora “pochi” cambiamenti al clima che ne giustifichino una presa di posizione radicale. La nostra vita è troppo ben “regolata” da un insieme di “comodità inquinanti” che variano da persona a persona ma di cui difficilmente siamo disposti a fare a meno.
Oggi non ci sogneremmo (lo dico per primo a chi vi scrive) mai di lasciar andare i figli a scuola in bici o a piedi, di uscire senza il cellulare, di andare dal lattaio a prendere il latte sfuso con il “bricco a mano”, di soffiarci il naso con un fazzoletto di stoffa o di usare assorbenti lavabili, di bere l’acqua del rubinetto o di andare a lavare i panni a mano e non in lavatrice, di scrivere un testo a mano senza usare un computer. Questi sono solo alcuni esempi.
Qualcuno lo fa e dice basta a queste “Comodità inquinanti” ma sono troppo pochi quelli che hanno capito che così “non va bene” e che presto o tardi, noi o i nostri figli o i nostri nipoti, saranno costretti a fare i conti con questa difficile e triste realtà.
Per ora, per mantenere queste “comodità inquinanti” l’importante è screditare Greta e con lei tutte le persone che credono e vogliono un mondo diverso. Poi si vedrà. Tanto ci saranno altri a dover fare i conti con le conseguenze delle scelte fatte in questi anni. Già perché ad ogni scelta, vi è sempre una conseguenza.