L’appello del consigliere comunale Pasquale Sicilia
Era nell’aria da mesi. Eppure, quella che all’inizio sembrava solo un’ipotesi, ora è una triste realtà: lo stabilimento dell’azienda dolciaria Bisconova della frazione San Bernardo di Carmagnola è destinato alla chiusura. L’intera produzione di savoiardi (e non solo) sarà, molto probabilmente, trasferita a Roma, dove si trova la sede centrale.
Le intenzioni del gruppo laziale erano chiare dall’inizio, ovvero ottimizzare i costi, tagliando le spese sul sito piemontese in locazione. Un’idea già trapelata nel primo incontro tra amministrazione comunale e sindacato Flai-Cgil, avvenuto a fine agosto scorso, e poi confermata dalle successive riunioni.
La decisione definitiva comunque non è ancora stata presa, anche se ormai sembra chiaro quale sarà il futuro della linea sanbernardese.
Ma se per l’azienda si tratterebbe di una “ricollocazione delle risorse, con evidenti vantaggi dal punto di vista economico”, per Carmagnola la chiusura dello stabilimento rappresenterebbe un duro colpo.
I cittadini perderebbero un pezzo di storia. Mentre, i lavoratori sarebbero costretti a lasciare la linea, scegliendo se trasferirsi nella capitale oppure accedere agli ammortizzatori sociali.
Per ora, tutto è rallentato dall’emergenza epidemiologica in corso. Si dovrà attendere qualche mese prima di fare il punto della situazione.
“La prospettiva del trasferimento della produzione della linea dei savoiardi nel Lazio mette in difficoltà molte famiglie e ci lascia l’amaro in bocca – spiega Pasquale Sicilia, consigliere comunale di Carmagnola -. Il 12 novembre, in qualità di consigliere, avevo chiesto un incontro con l’assessore della Regione Piemonte Elena Chiorino per istituire un tavolo di lavoro, con la proprietà, il sindaco e le organizzazioni sindacali. Ci aveva assicurato il suo impegno per salvaguardare i posti di lavoro”.

Sicilia conclude rimarcando l’importanza dello stabilimento per il settore industriale carmagnolese. “Ricordo che lo storico stabilimento della Bisconova opera sul territorio dal 1975. Per questo, lancio un appello affinché le nostre aziende non restino insensibili alla prospettiva che la Bisconova vada via dalla città, occupando almeno la maggior parte dei venticinque lavoratori ancora in linea”.