Il territorio di Carmagnola individuato come idoneo per installare un deposito di scorie radioattive interessa circa 50 famiglie (per un totale di circa 150 persone). Di queste almeno 5 (per un totale di 30 persone) vedrebbero le loro case rase al suolo se l’ipotesi di realizzazione di concretizzasse.
Basterebbero già questi numeri per confutare la scelta ma, pensiamo, o meglio speriamo, che ci possano essere anche altre “ancore di salvezza“. Nella guida elaborata dall’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale contenente i “Criteri per la localizzazione di un impianto di rifiuti radioattivi” leggiamo tra i criteri di esclusione:
• Zone naturali protette identificate ai sensi della normativa vigente. Sono quelle aree che vedono la presenza di paesaggi, habitat e specie animali e vegetali tutelati, i cosiddetti Siti di Importanza Comunitaria (SIC).
Costanzo Ruella, storico presidente dell’associazione Natura Cascina Bellezza, scrive: «Il sito individuato si trova a nord di Casanova, in direzione Poirino, nei pressi delle cascine Monfalcone, Monte Pasubio e Tetti Laghi, includendo alcuni tratti di via Stella e via Villastellone. Il posto individuato dalla Sogin è proprio al margine della ZSC, Zona speciale di conservazione, e dista solamente 1,2 chilometri dal SIC, Sito di importanza comunitaria, IT1110035 Stagni di Poirino-Favari. Il territorio del SIC IT1110035 è uno dei siti più importanti per gli anfibi e per il Pelobates Fuscus Insubricus. Questo anfibio – la cui popolazione all’interno del SIC è monitorata dall’associazione Natura Cascina Bellezza con continuità dal 2005 – è considerato in Pericolo (EN) dalla Lista Rossa della IUCN (International Union for Conservation of Nature) e risulta come specie prioritaria della Direttiva Habitat».
Il pelobate fosco, piccolo anfibio che può essere scambiato per un comune rospo, è un animaletto presente nell’Italia del nord ed in particolare nelle province di Torino, Novara e Vercelli, che però rischia l’estinzione. Una direttiva Cee del 1992 lo classifica “specie prioritaria”. Gli appassionati del WWF hanno deciso di salvarlo e fin dal 1986 hanno promosso la sua salvaguardia con il ripristino di aree umide e la creazione di centri per l’allevamento. Uno di questi centri è sorto alla frazione Favari di Poirino, alla cascina Bellezza: in un’area di 30.000 metri quadrati sono stati ricreati stagni e piantumati centinaia di alberi e arbusti di specie diverse anche per favorire l’accoglienza degli uccelli di passo. La presenza del piccolo ranocchio già evitò nel 2003 la localizzazione di una mega discarica tra Villastellone e Vallongo.
• Produzioni agricole di particolare qualità e tipicità: Il peperone di Carmagnola è l’unico ortaggio che vanta una fiera nazionale dedicata proprio per la sua qualità e tipicità.
• Zone caratterizzate dalla presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante, dighe e sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti, aree potenzialmente inondabili: nel comune di Poirino, è installato un radiofaro che segnala la rotta degli aerei diretti all’aeroporto di Caselle. Si tratta di una sorta di enorme corridoio aereo obbligato, sotto il quale non sono previste costruzioni pericolose. E se poi esondasse il Venesima?
• Impatto reciproco derivante dalla vicinanza di infrastrutture critiche o strategiche (quali ad esempio i sistemi di produzione, stoccaggio e distribuzione di energia elettrica): a Casanova è presente la stazione di energia elettrica Terna 380cV.
I motivi per poter dire no al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi ci sono tutti. Ora tocca ai politici locali farsi sentire, sperando che abbiano la giusta autorevolezza, perché diversamente… nulla servirà.
M. Brandino