Sulla scelta del sito per il deposito nazionale di scorie nucleari non c’è nulla di definito. Seppur la mozione approvata lo scorso aprile in Parlamento sembri incoraggiante, poiché emerge la volontà di escludere dalla procedura quei Comuni che ospitano beni patrimonio Unesco e sui cui terreni vengono coltivati prodotti agricoli di pregio, il sito carmagnolese ufficialmente rientra ancora tra i 67 papabili. Stesso discorso vale per il sito di Caluso-Rondissone-Mazzè, nel Canavese.
Occorrerà aspettare almeno fino al prossimo 5 luglio – termine ultimo comunicato agli enti locali per presentare le osservazioni a Sogin – per avere il quadro completo della situazione.
«All’incirca ogni settimana, ormai dal mese di gennaio, con un gruppo di tecnici e di amministratori ci ritroviamo a ragionare sull’evoluzione dei dati che man mano vengono acquisiti, sugli aggiornamenti di posizione – spiega il sindaco Ivana Gaveglio-. Indubbiamente la mozione presentata dai parlamentari piemontesi ha avuto il suo peso, perché ha portato a una condivisione di tematiche e a una maggiore consapevolezza dei criteri di esclusione. Rimaniamo pertanto fiduciosi che il sito di Carmagnola venga risparmiato alla cementificazione e al successivo scarico di scorie nucleari, ad alta attività».