Alessandro Fruttero, classe 1978, originario di Carmagnola, è un artista del riciclo. Impiantista di professione ed ex birraio, da alcuni anni si diletta nella realizzazione di opere d’arte inusuali, attraverso l’impiego di materiali di scarto, che pulisce, assemblea e ridipinge. Recentemente ha partecipato alla X edizione della mostra “L’Araba Fenice. Riuso funzionale, riciclo artistico”, ideata dall’associazione culturale Peppino Impastato e svoltasi quest’anno prima all’Abbazia di Vezzolano e poi presso gli spazi di Casa Cavassa, a Carmagnola.
«Sin da ragazzo ho sempre amato dipingere – ci dice -. Solo negli ultimi tre anni, però, ho iniziato a sperimentare, a dar vita a qualcosa di mio. Rimasto folgorato dalle opere del portoghese Bordalo II (di cui due sono visibili nei pressi del teatro Colosseo di Torino), ho quindi intrapreso la strada del riciclo artistico. In genere, ritraggo soggetti naturalistici, specie a rischio di estinzione o conservazione, come camaleonti, lupi, balenottere, tartarughe, leoni e tigri, e per farlo utilizzo proprio i materiali che in qualche modo causano loro disturbo. I più gettonati sono i rifiuti industriali (guarnizioni di gomma, plastiche varie, cavi elettrici, ecc…), che prendo direttamente nell’azienda dove lavoro. Ma in genere utilizzo tutto ciò che trovo e che si può riciclare, inclusi i colori, che sono anch’essi di recupero e che mescolo indistintamente».
Pur essendo autodidatta, Alessandro non nasconde di aver trovato nell’arte una modalità di espressione inedita, capace di sensibilizzare le persone a lui più vicine (e non solo) su problematiche ambientali di assoluta attualità.
«Non ho mai frequentato un corso di pittura, né ho mai appreso particolari tecniche – spiega -. La mia è più che altro una passione, nata dalla volontà di trasmettere un concetto, quello del riciclo. Il modo stesso in cui vado a comporre le mie opere è molto grossolano – prosegue-. Ma ciò non toglie nulla al loro significato intrinseco. Quanto al mio modus operandi, di solito inizio col realizzare una traccia a pennarello del soggetto prescelto, traendo spunto da immagini e fotografie. In un secondo momento, applico i materiali e, come ultimo passaggio, li dipingo».
«Per realizzare un’opera simile non impiego molto tempo, una settimana o meno, se sono ispirato – conclude -. Purtroppo, mi dedico all’arte quando posso, tra un impegno e l’altro. Non mi dispiacerebbe comunque un giorno poter fare una mostra individuale».