Finalmente abbiamo risolto due importanti questioni: abbiamo un nuovo/vecchio Presidente della Repubblica e il vincitore del festival di Sanremo. Due appuntamenti, seppur così diversi tra di loro, molto sentiti dal popolo italiano, che hanno caratterizzato i primi giorni di febbraio e che mettono un po’ a nudo il modo di pensare e di vivere di noi italiani.
A Sanremo vince la coppia Mahmood & Blanco con Brividi. L’ultima serata della kermesse ha ottenuto su Rai1 (dalle 21.22 all’1.48) 13 milioni 380 mila telespettatori pari al 64.9%. Uno spettacolo che riesce a raccogliere i più disparati sentimenti nel popolo italiano, proprio come ha dichiarato Roberto Saviano “Sanremo l’ho visto, ci ho cantato insieme, l’ho rifiutato, l’ho beffeggiato, l’ho odiato, l’ho sostenuto”. Proprio lo stesso Saviano che ha raccontato le stragi di Capaci e via D’Amelio del 1992, dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e diversi uomini delle loro scorte.
Tante polemiche per il “battesimo” di Achille Lauro. Io sono tra quelli che ha apprezzato il commento dell’Osservatore Romano il cui direttore osserva: “Volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta”.
Un grande spettacolo canoro che insieme a giovanissimi è riuscito a far tornare sul palco personaggi come Gianni Morandi (arrivato terzo), Massimo Ranieri e Iva Zanicchi che hanno partecipato al Festival in edizioni in cui la televisione trasmetteva solo in bianco e nero. Per quanto riguarda il Presidente della Repubblica i nostri politici non sono riusciti a trovare un nuovo candidato e non hanno trovato di meglio che chiedere, per piacere, a Mattarella di rendersi disponibile per un nuovo mandato. Proprio lui che aveva dichiarato di non averne più intenzione e che aveva fatto già trasloco. Ma si sa. In questi casi la Ragion di Stato prevale e anche il buon senso e quindi Mattarella ha risposto Sì: “il Parlamento – ha detto durante il discorso di insediamento – e i rappresentanti delle Regioni hanno fatto la loro scelta”. Ed è “per me una nuova chiamata inattesa alla responsabilità, alla quale non posso e non ho inteso sottrarmi”.
Un bell’esempio di responsabilità che è sempre più rara nel panorama politico nazionale. Una responsabilità che non si è vista nei leader di partito che sono stati “surclassati” dal parlamento stesso che ha preferito mantenere l’ordine costituito e che promuove tutti, in modo tale da arriva[1]re tranquillamente a fine legislatura e poi si vedrà. Una grande responsabilità se l’è presa Matteo Salvini che inizialmente proclamava che il candidato lo avrebbe scelto la destra perché dopo quasi 50 anni in cui era stata la sinistra a far eleggere il Presidente della Repubblica, questa volta sarebbe toccato alla destra. Proclami che non hanno fatto che attestare, come se ce ne fosse bisogno, come il segretario leghista spesso parli in un modo e agisca in un altro: infatti alla fine ha votato per Mattarella.
Questa volta sembra che anche la sua base si sia indignata e vedremo come procederà la sua azione politica, ma sicuramente la prima conseguenza è stata la demolizione del tentativo di unire un centro destra sempre più diviso e distante. Un centro destra che invece corre unito a Carmagnola apparentemente incurante dei tanti problemi giudiziari che sono emersi. Non si riesce a capire come mai nessuno si indigni o comunque alzi la mano per dire qualcosa sulle numerose questioni “calde” che si sono presentate in questi ultimi mesi: dall’indagine sulle pensioni facili, alla vicenda della dirigente mobbizzata e ora da reintegrare nei ranghi con tanto di recuperi economici, all’ultima inchiesta sulla vendita dell’asta del macello di cui potrete trovare un’ampia ricostruzione in questo numero.
Nessuno si scompone, nessuno dice nulla, anzi è quasi scandaloso e impertinente sollevare anche solo un dubbio, una domanda una perplessità. Infatti alcuni personaggi si sono indignati di fronte all’ultimo mio editoriale (me lo aspettavo) perché anche solo riflettere e discutere di questi argomenti, sulle scelte e decisioni che personaggi pubblici hanno compiuto, non piace a molti, ma pazienza. Tra poche settimane ci sarà la sentenza di primo grado del processo Carminius e in questo numero abbiamo cercato di riprendere le fila del discorso su questo che, per molti, è il processo in cui si scopriranno i veri segreti che da anni attanagliano la nostra città. Fosse proprio così, non vediamo l’ora di scoprire questi segreti.