Quando l’amico Fedele mi ha chiesto se come associazione culturale potevamo essere interessati a presentare l’ultimo libro del Vescovo di Pinerolo “Insieme nei giorni”, non ho avuto dubbi: “Certamente”. Non mi capita spesso di prendere una decisione così immediata. Normalmente sono più riflessivo, prendo tempo, cerco di capire la situazione in profondità, di capire se la proposta è una cosa buona o discutibile. Questa volta non è successo e non so perché. La risposta è venuta fuori istintivamente, non c’è stato bisogno di capire… tutto è stato chiaro.
Ma la condizione è stata che prima dovevo intervistare il Vescovo Derio Olivero, per capire per primo chi avevo davanti e chi avrei presentato ai miei lettori. Non lo conoscevo di persona. Avevo sentito parlare di lui come di un Vescovo diverso dagli stereotipi di un uomo di Dio che sa incontrare il popolo di Dio e sa parlare al suo cuore, traducendo nella vita di tutti i giorni il messaggio del Vangelo. Senza preconcetti, senza preoccupazioni di razza o credo. Un vescovo “tosto” ma proprio per queste sue capacità non da tutti amato. E così, senza troppi problemi una sera di febbraio ho conosciuto il Vescovo di Pinerolo e ho passato due ore insieme ad un uomo che lascia il segno. Ho vissuto spesso accanto a sacerdoti e incontrato Vescovi, ma specie con questi ultimi c’è stato sempre un rapporto “deferente”, di soggezione.
Con mons. Derio no. Ho incontrato un “Fratello” nella fede che nonostante il suo incarico e la sua chiamata è riuscito a mantenere inalterata la sua umanità, la sua semplicità. E’ riuscito a mantenere quella capacità di stupirsi di fronte a uno sconosciuto senza soggezione esprimendo chiari i suoi concetti. L’intervista è uscita da sola. Le domande una in fila all’altra. E così, semplicemente come è semplice Mons. Derio, ve le propongo.
Eccellenza, grazie per l’intervista. Vorrei chiederle per prima cosa una spiegazione sul titolo del suo nuovo libro: “Insieme nei giorni”. La raccolta delle sue riflessioni settimanali scritte nella rubrica “le Parole per dirlo” del settimanale.
Posso dire che il titolo raccoglie bene lo spirito con cui ho scritto queste riflessioni sul giornale di Pinerolo: stare insieme, mettere insieme gli sguardi. Io ho riportato le riflessioni dei miei sguardi, di quello che vedevo nella mia diocesi, nella speranza di incrociare i tanti altri sguardi di tanti lettori. Uno sguardo sulla realtà quotidiana per presentare un mio punto di vista su questi fatti che accadono ogni giorno, nella speranza di poter suscitare nuovi punti di vista.
Mons. Derio, le chiedo quali sono le cose importanti per essere insieme nei giorni?
Essere insieme nei giorni vuol dire per me essere accanto agli uomini nella loro vita ordinaria, stargli vicino ogni giorno. Vivere insieme a loro l’ordinario ma con lo scopo preciso di far emergere quelle domande di fondo che spesso rimangono nascoste. In questa società sempre più secolarizzata, le domande di fondo, quelle che ogni uomo si pone e le cui risposte ne connotano il suo essere uomo in questa società. Occorre che la Chiesa guardi sempre di più gli uomini che vivono nel mondo, cercando di farli uscire dall’umanesimo secolarizzato per aiutarli a far emergere queste domande di fondo che permetteranno loro di essere sempre più uomini.
Ma quali sono queste domande di fondo?
Oggi siamo in una situazione difficile. Siamo ancora in emergenza pandemia e con una guerra terribile a pochi chilometri dai nostri confini. Voglio evidenziare alcune tematiche importanti che influenzano la vita vera dell’uomo di oggi. Viviamo in un’epoca sospesa. Siamo costretti a dire: “Adesso vediamo se possiamo fare questo, se possiamo andare, se….” Siamo in una situazione sociale e personale “sospesa” che ci demotiva. Sembra quasi che giriamo a vuoto, che non riusciamo a vedere un futuro. Una situazione che ci porta ad un senso di sfinimento. E’ importante tornare a parlare della vita che ci circonda e che ogni giorno viviamo per poter superare questa epoca “sospesa” e superare la “Malattia del Corpo” ma anche la “malattia dell’anima” che ci sta colpendo. L’altra tematica è quella della libertà. Oggi viviamo uno “Spezzettamento impazzito della società” che crea divisione e frantumazione: una società liquida. In questo contesto occorre tornare riflettere su cos’è la libertà, un tema fondamentale che confina con le relazioni umane che viviamo ogni giorno e che è legata all’opinionismo: non riusciamo più a discutere pacatamente delle cose serie della nostra vita rapportandoci in modo costruttivo con chi non la pensa come noi. Oggi quando ci troviamo a discutere con chi non condivide la nostra opinione, non la condividiamo ma non argomentiamo neanche le nostre ragioni. Io devo imporre la mia opinione e basta. Questo è un atteggiamento violento e pericoloso perché uccide le relazioni umane. Occorre tornare a confrontarci, a farci “toccare” dalle relazioni interpersonali con onestà e pacatezza. Ultimo punto riguarda la fede. È giunto il momento di chiederci cos’è la religione e cosa vuol dire laicità. Occorre riscoprire un volto nuovo della religione e del suo rapporto con la società. Ogni persona dovrebbe chiedersi: “In questa società le religioni non potrebbero avere qualcosa di utile da dire?” e i credenti dovrebbero domandarsi: “Cosa possiamo dare di utile a questa società? Occorre tornare a vivere la fede in relazione, e non più in maniera individualistica: Il “prendere la Messa” talvolta è vissuto come una pratica che riguarda soltanto me stesso. Da gesto di devozione privata, invece, deve diventare sempre più una esperienza di comunione, con Dio e con i fratelli. Dobbiamo passare dal dire “vado a fare la comunione”, a “vado a fare comunione”. Domina ancora l’idea che solo all’interno della Chiesa esista la salvezza, mentre fuori dal nostro piccolo giro ci sia il vuoto e la disperazione. Non abbiamo fiducia nella bellezza e nella bontà di chi appartiene ad altre confessioni cristiane o altre religioni, non abbiamo fiducia nei non credenti, nei non praticanti o nei cosiddetti “irregolari”. Siamo una Chiesa troppo ripiegata su di sé, che diffida di tutto ciò che non è se stessa. Invece dobbiamo capire che Dio è all’opera dove la gente vive, ben al di fuori dei confini della Chiesa. Come ha detto bene un mio amico, dobbiamo diventare “Non una Chiesa che va in chiesa ma una Chiesa che va a tutti”.
Mons. Derio, lei ha vissuto un’esperienza drammatica con il Covid. 3 mesi in ospedale, intubato, vicino alla morte. Com’è stata questa esperienza?
Per me è stata come sentirmi evaporare, sentire che tante cose pur importanti – i progetti, le cose da fare, persino il mio corpo – cadevano, perdevano consistenza. Alla fine restavano, come nocciolo duro che definiva il vero “me stesso”, solo due cose: il sentirmi davvero affidato alle mani di Dio e i tanti volti con cui ho costruito negli anni delle relazioni. Sono stato in 4 diversi reparti a seconda della gravità del momento, ma grazie alla volontà di Dio e all’impegno del personale medico, oggi sono qui con te a parlare. Oggi dobbiamo vivere un tempo di ripresa, riscoprendo la bellezza. Dobbiamo tornare a vedere la bellezza delle cose che ci circondano per rialzarci e tornare a rivolgere lo sguardo alla bellezza”. La bellezza è un tema a lei molto caro. Dobbiamo tornare a rivolgere lo sguardo alla bellezza che ci circonda. Io amo molto la montagna e una delle prime cose che ho fatto quando sono venuto a Pinerolo è stato chiedere il nome delle cime che si vedono dalla città. Cime bellissime e affascinanti. Mi sono accorto che molti di coloro a cui chiedevo “Come si chiama quella cima che vedi tutti i giorni dalla tua finestra” non sapevano rispondermi pur essendo nati qui.. E questo è triste. L’arte è un altro esempio di bellezza. Guardando le opere d’arte ti accorgi della bel[1]lezza che emerge da quello che l’artista ha visto mentre eseguiva la sua opera. Occorre allenare lo sguardo per poter cogliere le bellezze che ci circondano. E’ difficile e complicato definire cos’è “bello”. Spesso “bello” è confuso con “ricchezza”: non è detto che una giacca sia bella, ma essendo una giacca di un famoso stilista che costa un sacco di soldi ci appare bella. Ma bello spesso lo intendiamo in una forma magica: è bello ciò che ti permette di vivere senza sforzo e senza impegno. La bellezza è qualcosa che attrae gli occhi, che rimanda oltre, che evocando altro, che ti fa pensare e riflettere e che quando la incontri ti abbaglia. Ma dobbiamo allearci perché non è facile tornare a cogliere il bello.
Un’ultima domanda. E’ stato nominato il nuovo Vescovo di Torino. Un suo commento e un augurio. “Sono molto contento. Papa Francesco come sempre ha scelto una persona fuori degli schemi, riuscendo a stupire molti. È un ottimo teologo, con un pensiero moderno, aperto al mondo e molto preparato. Certo essere il Pastore di una diocesi come Torino è molto diverso che insegnare in una università. A Mons. Roberto Repole auguro ogni bene anche perché è molto difficile essere vescovo nella proprio diocesi. Ma è sicuramente un compito, che con l’aiuto di Dio, riuscirà a svolgere nel migliore dei modi.