Un giugno intenso e intriso di “cultura” ha lasciato il posto ad un luglio più “festaiolo”. Infatti grazie all’impegno di molte associazioni e all’intervento dell’amministrazione comunale a giugno abbiamo potuto assistere ad un “bel” mese culturale.
Molti interventi e iniziative che hanno spaziato dai concerti agli incontri con autori di libri che hanno senz’altro allietato i giorni di giugno. Occorre riflettere su questo “spazio alla cultura” in quanto sono molto felice che in città si punti su questo aspetto. Una voglia di capire e di comprendere cose nuove che aiutino a creare un atteggiamento diverso. Attenzione alla cultura che a luglio ha lasciato il posto agli appuntamenti più festaioli, dalla notte bianca in via Torino dove tantissime persone, associazioni e personaggi hanno partecipato, ai giovedì sotto le stelle, ormai da qualche anno irrinunciabili momenti di incontro in preparazione alla “Fiera del peperone” di settembre.
Ma seppur mi piacerebbe riflettere su questa svolta “cultural-popolare” della nostra amministrazione cittadina che, occorre sottolinearlo, è sempre stata presente in modo compatto (consiglieri di maggioranza compresi) a tutte le iniziative, dispensando strette di mano e sorrisi, questo mese mi preme riflettere su due questioni emerse in queste settimane, diverse ma se vogliamo sono correlate tra loro. Una di queste è la difficoltà di poter dire “Io la penso in modo diverso”.
Oramai i tempi sono cambiati e ce ne accorgiamo tutti i giorni: spesso in meglio, in quanto il benessere generale è comunque soddisfacente, ma spesso in peggio perché oggi difendere le proprie idee lo si fa in modo “social” e non più parlandosi di persona. O meglio: molti quando hanno un problema, o anche solo una semplice considerazione o domanda, la buttano in questo “grande contenitore” che sono i social media e da qui si scatena la bagarre mediatica. Infatti ognuno degli “amici” si sente in dovere o in diritto di dire la propria, anche se non sempre è corredata da fondamenti.
E così è successo in questi giorni su noti e molto seguiti gruppi social di Carmagnola. La questione (di cui troverete l’articolo all’interno del giornale) verte sul fatto che un consigliere comunale eletto dai cittadini si è permesso di “presentare” un problema a suo avviso importante e che meritava “una correzione” da parte dell’amministrazione in carica. Stiamo parlando di due cartelli della nuova ZTL carmagnolese che, a detta del Consigliere sono stati posizionati in maniera non così visibile dagli automobilisti, tanto che molti si sono visti recapitare a casa una multa.
Nulla di che direte voi…Invece si è scatenata una bufera mediatica sul consigliere reo di aver segnalato tale “correzione”: è stato additato come colui a cui non va mai bene niente e che non perde occasione per scagliarsi contro l’amministrazione che “lavora bene ma nessuno lo riconosce” (commenti di amici su FB). Questo non è che un esempio di come oggi diventi difficile poter esprimere il proprio “dissenso”. La libertà di espressione non è più la presentazione di un proprio pensiero alternativo che meriterebbe di essere confrontato con altri o almeno approfondito e discusso, ma devi essere pronto ad esprimere la tua opinione in poche parole su un tweet o su un post.
L’altro fatto è la vicenda che ha coinvolto il geometra Luigi Taricco, che nel 2016, dopo essersi presentato come candidato sindaco è stato accusato di imbrogli edilizi e portato in tribunale. Vicenda chiusa dopo quasi 6 anni con l’assoluzione per non aver commesso il fatto. La tesi di Taricco, che ha convocato una conferenza stampa a cui sono state invitate tutte le testate locali, è stata che la sua candidatura ha dato fastidio a molti, e dopo non aver accettato di far parte della coalizione che poi vinse le elezioni, 20 giorni dopo venne indagato dalla procura e come conseguenza ritirò la candidatura. E durante la conferenza fa nomi e cognomi, riferendo che l’attuale assessore Pampaloni, in un verbale di sommarie informazioni rilasciato alle forze di pubblica sicurezza, indicò Taricco come vertice del “Sistema Carmagnola” che serviva per ricevere permessi edilizi facili.
Una dichiarazione che ha comunque costretto Taricco al ritiro da candidato sindaco (che diversamente non avrebbe fatto) e liberato il campo ai suoi avversari. Una vicenda che secondo la tesi di colui che ha dovuto subire decine di udienze in tribunale per poi essere assolto, è stata creata per poterlo estromettere dalla scena politica e poter così cambiare lo scenario che si veniva a precostituire nel 2016. Anche in questo caso non serve più la discussione o lo scambio di opinioni con chi la pensa in modo diverso, se non cede occorre screditarlo. La democrazia, scriveva Norberto Bobbio ne “Il futuro della democrazia”, non è caratterizzata soltanto dal consenso, ovvero se essa può contare sul consenso dei consociati, ma anche dal dissenso. Del resto, che valore ha il consenso dove il dissenso è ostracizzato, censurato, intimidito? Dove dunque non c’è scelta fra consenso e dissenso?
In un sistema fondato sul consenso non imposto in maniera coercitiva, una qualche forma di dissenso è appunto inevitabile: soltanto là dove il dissenso è libero di manifestarsi il consenso è reale, e soltanto là dove il consenso è reale il sistema può dirsi a buon diritto democratico”. Come dare torto al piemontesissimo Bobbio che scriveva questi pensieri nel 1991. Occorre tornare a riflettere proprio sulla nostra realtà cittadina non a suon di post sui social ma ragionando insieme sul perché, oggi, chi “dissente” rispetto alla linea ufficiale e istituzionale viene “ostracizzato, screditato, censurato, intimidito” con svariati metodi. Chiudo con una frase della parlamentare Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia (come avevo promesso qualche settimana fa al vicesindaco Cammarata) molto conosciuta nell’ambiente politico della città, che, come potete leggere nella foto, ha espresso un pensiero che condivido sul diritto al dissenso. Aggiungo solo che anche a Carmagnola questo diritto deve sempre avere voce che piaccia o non piaccia.