Che sia un periodo difficile, non sono certo io a doverlo dire. Una guerra assurda, nata vicino ai nostri confini, sta mettendo pian piano in discussione quelle che fino a qualche settimana fa erano delle certezze. Quel modo di vivere fatto di comodità, che ormai sono entrate a far parte indissolubilmente della nostra vita, potrebbe venir meno: cosa succederà se non si potrà più fare in ogni momento una doccia calda o tenere le nostre case riscaldate quanto vogliamo?
Chissà, per ora è solo una eventualità, anche se pian piano si sta concretizzando nella nostra realtà, e le bollette di luce e gas sono lì a testimoniarlo. E’ sicuramente uno dei grandi temi che dovrà affrontare il prossimo Governo che di qui a qualche giorno si andrà ad insediare dando così vita alla 19° Legislatura da quando esiste la Repubblica Italiana. E sarà, con molta probabilità, un Governo nuovo, che vedrà per la prima volta una donna guidare le sorti del Pae[1]se e sarà una donna di destra, che è riuscita ad intercettare un malessere sociale a cui nessun altro è riuscito a dare risposte soddisfacenti. Ho apprezzato il comportamento di Giorgia Meloni dopo il risultato delle urne: silenzio e lavorare. Pochi festeggiamenti, poche apparizioni pubbliche, pochi interventi social (a differenza dei suoi alleati), poche interviste. Un basso profilo che cerca di rassicurare più che gli Italiani l’opinione pubblica internazionale spaventata da questa affermazione del più grande partito di destra.
Una vittoria, anche se prevedibile nel risultato, difficile da prevedere nelle dimensioni che le urne ci hanno consegnato. Infatti è una vittoria della destra italiana, perché sia la Lega che Forza Italia sono usciti ridimensionati da questa tornata elettorale, in quanto i loro elettori di centro destra non hanno di certo apprezzato le scelte fatte da questi due schieramenti con i diversi governi, da Conte a Draghi. E ora, nelle scelte che la Meloni dovrà compiere per identificare i nuovi ministri che dovranno governare l’Italia in questo momento storico così difficile, i numeri usciti dalle urne conteranno. Vedremo cosa farà la nuova lady di ferro italiana. Guardando al centro sinistra si potrebbe riprendere un modo di dire mai passato di moda: “Alla Meloni piace vincere facile”.
Si potrebbe dire di tutto e di più sulle motivazioni che hanno spinto il più grande partito del centro sinistra italiano a perdere ancora consensi, ma l’esempio di S.Anna di Stazzema raccoglie in sè il dramma di questa sinistra che non riesce più a parlare alla gente. Sono stato qualche anno fa a S.Anna, un piccolo borgo sulle montagne toscane al confine con la Liguria. Il 12 agosto 1944, truppe tedesche e Italiani della Repubblica Sociale in fuga per l’avanzata degli alleati, avendo saputo che vi erano dei partigiani, circondarono il borgo della provincia di Lucca e rastrellarono donne, vecchi e bambini (coloro che erano rima[1]sti) e in poco più di tre ore uccisero 560 persone indifese.
Se vi capita di andare a S.Anna vedrete che dal memoriale dell’eccidio si vede tutta la costa della Versilia, e guardando il mare, sembra ancora di sentire le urla dei bambini trucidati dal mitra di nazisti e fascisti. Oggi qui, Fratelli d’Italia è il primo partito con il 33% dei voti, quasi il doppio del Partito Democratico. Le motivazioni di questo risultato, ma anche della sconfitta del Partito Democratico, stanno tutte nel commento del sindaco di S.Anna: “Fratelli d’Italia è ormai sdoganato, non viene percepito come erede di quegli orrori. Il PD, invece, non è più percepito come portatore di una memoria di sinistra”. Già, forse è tutto in questa frase… E nonostante la batosta, non si riesce proprio a cambiare. Oggi l’occupazione più importante del PD, dopo che Enrico Letta ha annunciato le sue dimissioni, è il cammino congressuale, un passaggio necessario, ma che rischia di lasciare a Calenda e Conte il campo libero per poter fare opposizione e dire qualcosa alla gente sui problemi attuali.
Ma il problema non sta nel nome o in un simbolo, perché come dice Maurizio Crozza, imitando Pier Luigi Bersani: “Se sul cofano di una Panda rossa ci attacchi il cavallino, non è che poi vinci il gran Premio di Imo[1]la”, sta nei programmi e nelle persone, che hanno perso la loro identità. A Carmagnola, la situazione rispecchia quella nazionale: Fratelli d’Italia primo partito, Forza Italia tiene e la Lega prende un bel ceffone, ma questo risultato non fa che confermare, se non rafforzare, il voto di un anno fa alle comunali. Ma è il centro sinistra carmagnolese che non si riesce a capire cosa vuole fare. Il PD alla Camera prende il 17,59%, un risultato come sempre più basso del dato nazionale. Un dramma, visto anche che il Movimento Cinque Stelle raggiunge quasi il 12% e Calenda il 7,56%.
Due gruppi politici che a Carmagnola potrebbero, se ben indirizzati, dare nel prossimo futuro un nuovo assestamento politico alla città. Non so cosa occorra al PD del segretario Angelo Piccolo per cercare di correre ai ripari, ma se vogliono salvare qualcosa della sinistra carmagnolese, qualcosa bisognerà fare. Forse si potrebbe iniziare da chi non è più andato a votare. E’ solo un’idea. Ma almeno questa c’è.